I MONTI ROSSI
Un tempo chiamati "Monti ruina", presero il nome attuale dal
colore della terra, la "rina russa" (terra rossa).
Si innalzano a poca distanza dal paese, infatti nelle cartoline e nei depliant turistici
formano con esso un'unica entità. Facilmente raggiungibili a piedi, questi monti
dall'aspetto gemellare non vivono isolati dal mondo circostante, ma adattandosi ai tempi
ed alle situazioni sono di volta in volta meta di "scampagnate" e di gare di
orientereeng.
La loro formazione risale al 1669, quando il vulcano emise tanta sabbia che, accumulatasi,
diede origine ai due monti. L'eruzione del 1669 fu molto violenta e disastrosa, la
lava, dopo aver investito molti paesi e colpito la parte ovest di Catania, giunse fino al
mare.
Vicino ai Monti Rossi nel 1823 il vulcanologo M. Gemmellaro scoprì una grotta, La
grotta delle palombe, anchessa prodotta dalleruzione e situata a pochissima
distanza dal luogo della sorgente lavica.
Il terrore di quei tragici momenti è oggi documentato in un affresco collocato in una
parete della sacrestia della cattedrale di Catania. Il dipinto di notevoli dimensioni
(altezza 3,50 m., larghezza 4,80 m.) mostra una panoramica delle convulse azioni compiute
dagli impauriti cittadini. Tutti, in preda al panico, suscitato dalla lava avanzante,
abbandonavano la città. Molti fuggivano a piedi portando addosso bambini, vecchi,
masserizie, pochi, le persone di rango superiore, usavano come mezzo di trasporto
lettighe, i più fortunati avevano trovato posto su barche e piccoli velieri e si
dirigevano verso spiagge più sicure. Intanto la lava precipitava in mare ed il pittore,
che tutto vedeva da una posizione posta in alto, rappresentava il terribile impatto
dellacqua col fuoco.
In seguito a questo evento la fisionomia della città di Catania mutò profondamente: la
sua lunghissima spiaggia si accorciò, le fortezze ed i bastioni, costruiti per difesa
contro i pirati, furono inghiottiti, rimase solamente il castello Ursino, prigioniero
della roccia e non più prospiciente al mare.
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