OMBRE

                                                                                                              

                               LALLA KEZICH

 

La vicenda raccontata da Lalla Kezich si svolge ai nostri giorni e parla di una bambina ricca, la protagonista, che ha tutto dal punto di vista materiale ma è priva di affetto.

La bambinaia, che si occupa di lei, pensa solamente a vestirla, pettinarla e le rivolge la parola solo per darle degli ordini.

La madre è quasi del tutto assente perché è occupata a cercare un collo di pelliccia che le è stato rubato e che, alla fine, riesce a recuperare.

Il padre, è più affettuoso di lei, infatti parla con la figlia, anche se per poco. Così la bambina è in fondo abbandonata in quella casa lussuosa, e aspetta che qualcuno si degni di parlarle e darle un po’ d’affetto.

Vicino a questa vicenda, piuttosto malinconica, se ne svolge un’altra egualmente triste, cioè quella della ragazza povera che ha rubato la pelliccia della madre e che , per questo viene picchiata selvaggiamente dal padre, un contadino.

Daniela Maugeri 2A

Linda era seduta sul tappeto bianco di capra. Stringeva fra le mani un ciuffo di peli ispidi, le piaceva stringerli anche se pizzicavano e facevano il solletico. Vicino a lei, sul tappeto, c' era un grande libro aperto e l'illustrazione in bianco e nero occupava l'intera pagina. I bianchi erano molto luminosi e contrastavano fortemente con i neri. L'uscio della stanza si aprì di colpo. Sull'uscio una figura rigida. Attraversò la stanza, spalancò un armadio, fece due passi verso la bambina ma era come se non la vedesse. Linda chinò il capo e non disse niente. La figura uscì, dal corridoio si sentì la sua voce tagliente che diceva: il collo di volpi. Il mio collo non c' è più. E' sparito. Linda ricordò vagamente la figura femminile con un collo di pelo grigio- perla che le nascondeva il viso, una cosa bella da vedere. Quando la persona parlava, il pelo tremava leggermente. Era bellissimo. La voce si alzò di nuovo molto adirata. Diceva: qui c'è stata una ladra, una ladra. Bisogna fare qualcosa. Il passo pesante riprese ad andare su e giù per l' appartamento, entrava e usciva dalle stanze, apriva e chiudeva gli armadi con gesti bruschi e tutto l'appartamento sembrava percorso da brevi e terribili scoppi. - Dove l'avrà nascosto? - continuava la voce. - Nella casa dei suoi, certamente. Dobbiamo andarci, sorprenderla. Si sentirono altri passi, altre parole più incerte. La finestra incorniciava il cielo rosa del tramonto, ma nella stanza ormai era quasi buio e i bianchi e neri dell'illustrazione stavano scomparendo. Linda guardò ansiosamente verso la porta per vedere se arrivava qualcuno ad accenderle la lampada. La bambinaia prese Linda per un braccio, senza parlare le infilò un vestito di cotonina bianca e le pettinò i capelli chiari e lisci. La bambina guardò il vestito e sorrise: sullo sprone erano ricamati dei fiorellini azzurri che le piacevano molto. Li toccò con il dito e chiese: - Sono campanelle, vero? La donna fece segno di sì. - Ti piacciono? - chiese ancora Linda. - Ti piacciono? La donna non rispose. Le infilò un golfino di lana e guardando l'uscio, disse forte: - La bambina è pronta. Linda tentò di togliersi il golf perchè le impediva di vedere i fiorellini e poi la lana le dava fastidio alle braccia nude, ma la bambinaia la guardò severamente e ordinò: - Tieni il golfino. Adesso esci con i tuoi, vai a fare una gita in automobile. Poi sentì il padre che diceva: - Siamo pronti? L' amico è giù che aspetta. Si affacciò, prese in braccio la bambina e disse: - Che bel vestitino che hai. Linda sorrise, la signora li raggiunse e senza più parlare scesero le scale. In macchina c'era silenzio. L'amico guidava e ogni tanto chiedeva: - Vado bene per di qua? Siamo sicuri della strada? Il padre faceva segno di sì. Attraversarono una campagna brulla, c'erano grosse pietre dappertutto e alberi bassi e piegati dal vento. A una svolta il signore rallentò e disse: Guardate, si vede il mare. Qualcuno prese Linda sulle ginocchia in maniera che potesse vedere dal finestrino.- Com'è bello - disse la signora, - com'è bello il nostro Adriatico. - E per un momento il suo viso si trasformò e gli occhi brillarono di piacere. Linda guardò anche lei e vide la distesa del mare dall'alto e ripetè: è bello, ed era contenta di dire la stessa cosa della persona grande, però da lassù, quasi sul ciglio della costa alta e rocciosa il mare le pareva diverso da quello che era abituata a vedere tutti i giorni quando la portavano a passeggiare lungo la riviera a pochi metri dall' acqua, e ne sentiva il forte odore. La macchina riprese la corsa e piegò verso l'interno, arrivarono a u piccolo villaggio e la voce maschile disse: - E' questo. Scendiamo, la casa è appena fuori dal paese. Attraversarono uno slargo e imboccarono un sentiero. C'erano nell'aria profumi e il signore respirò a fondo e disse: che aria fina quassù. Veniva avanti una mandria, le mucche invadevano il viottolo e si battevano  i fianchi con la coda. La piccola si fermò, il padre la prese per mano e disse: - Sono buone. E con i loro grandi occhi ti vedono grande. Così hanno paura di te. Questo pensiero la tenne occupata per molto tempo. Non riusciva a capirlo e nello stesso tempo vedeva se stessa più grande di un grande e questo la faceva sorridere. Rimase ferma in uno spiazzo non troppo lontano dalla casa dove erano entrati i suoi genitori. Il signore che aveva guidato era con lei. Si era sigaretta dalla carta dorata, la guardava sorridendo e diceva: Una di queste mattine vengo al bagno. Voglio proprio vedere se paura dell'acqua. Linda rispose. Fissava lo sguardo verso la casa dal tetto spiovente porta spalancata. Si sentivano voci concitate, un uomo gridava via via più forte, dalla casa usciva piangendo una ragazza, correva curva gridava non so niente, non so niente, e correndo i capelli le si erano sciolti sulle spalle, dietro a lei c'era il vecchio contadino con la cinta in mano, la inseguiva e cercava di colpirla e ogni tanto si vedeva la cinta nera nell'aria chiara e si udiva uno schiocco. Il signore borbottò qualcosa e prese Linda per mano. La trascinò verso il confine del campo dove c' erano gli alberi da frutto, Linda lo seguì obbediente ma era come se avesse gli occhi sulla nuca e vedeva quella ragazza rossa e piangente e l'uomo con la cinghia alzata. Nell'automobile la signora stringeva tra le mani il collo di pelliccia così lieve e bello che tremava a ogni movimento. Correvano veloci e si sentivano i sassi picchiare i parafanghi. Ai lati della strada di terra battuta qualche bambino scalzo alzava la mano per salutare. Il cielo si era oscurato e la pietra dell' altopiano pareva ancora più bianca contro quel fondale. I grandi guardavano diritto davanti a sé, le labbra strette, lo sguardo assente. Dopo una curva qualcosa brillò lontano, Linda si sollevò un poco e puntando il dito verso la distesa grigio-azzurra che all'improvviso appariva davanti a loro, scandì: ecco il mare. Guardò ansiosamente i grandi, ma nessuno parlò. La bambina sentiva qualcosa di pesante che la invadeva tutta e non sapeva come fare per liberarsene. Qualcuno - la bambinaia? - aveva spento la lampada. Nella stanza arrivava dal corridoio un filo di luce, qualche oggetto rimandava un lieve riverbero, si intravedeva la rete che chiudeva un lato del letto. Si sentirono nel corridoio dei passi, delle voci agitate ma trattenute. Poi più niente. La porta della stanza si aprì e Linda sentì vicino il respiro della persona grande, ma tenne gli occhi chiusi e non si mosse.

da Gruppo concentrico, Camunia, Milano