DICHIARAZIONE DEI DIRITTI

DELLA DONNA E DELLA CITTADINA *

(Dedica alla regina]

 

Olympe de Gouges

 

L'autrice del testo, una rivoluzionaria francese, nel 1791, scrive imitando La dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino per rivendicare anche per le donne gli stessi diritti.

Per fare questo usa un testo simile a quello della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino.

Se infatti in questa si dice: "Gli uomini nascono e vivono liberi e uguali nei diritti ", lei scrive "La donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uomo".

Gli altri articoli, diciassette in tutto, come quelli della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, sono quasi tutti uguali a questi, con la sola aggiunta del sostantivo "donna" ogni volta che si parla di "uomo".

D'altra parte lo scopo con cui la De Gouges scrive questo testo è, credo, quello di sollevare il problema in modo provocatorio, più che far approvare il regolamento così come è scritto. Infatti, è spinta dalla necessità di far riconoscere anche alle donne la dignità di cittadino.

Durante la Rivoluzione le donne avevano partecipato alle lotte, avevano assalito la Bastiglia , avevano formato dei Club femminili, avevano chiesto di andare al fronte, erano state rivoluzionarie convinte. Ma ,quando i rivoluzionari presero il potere, anche i giacobini ritennero che le donne dovessero tornare a casa a fare solo le mogli e le madri senza diritti.E piano piano questo successe veramente . Infatti ,l 'autrice venne condannata alla ghigliottina durante il Terrore e non fece in tempo a vedere come Napoleone finì per peggiorare ancora di più le cose per le donne, visto che il Codice Civile, nei fatti, toglieva loro quei pochi diritti che erano riuscite a conquistare.

Vorrei fare alcune considerazioni personali. Prima di tutto mi è sembrata strana la dedica alla Regina da parte di una rivoluzionaria. Forse perché era donna si sentiva più vicina a Maria Antonietta che a Robespierre ? Io non sono d'accordo. Credo che, proprio perché le donne e gli uomini sono uguali, si debbono prima far valere idee comuni e poi il fatto di essere maschi o femmine. Un'altra cosa che mi sono chiesta è come mai questa tematica, nata alla fine del '700, sia stata dimenticata per quasi tutto l'Ottocento ,per poi tornare con le suffragette e con il suffragio universale esteso alle donne. Forse lo capirò il prossimo anno facendo Storia del Novecento.

                                                                                                          Laura Serena Majorana II C

 

Signora,

Poco avvezza al linguaggio da usare al cospetto dei Re, non

userò l'adulazione dei Cortigiani per farvi omaggio di questa singolare

produzione. Il mio scopo, Signora, è di parlarvi francamente; per

esprimermi così non ho aspettato l'epoca della Libertà: mi sono

esposta con la stessa energia in un periodo in cui la

cecità dei Despoti puniva una così nobile audacia.

Quando tutto l'Impero vi accusava e vi riteneva responsabile

delle sue calamità, io sola, in un tempo di tumulto e burrasca, ho

avuto la forza di prendere le vostre difese. Io non ho mai potuto

persuadermi che una Principessa allevata nelle grandezze, avesse

vizi della meschinità.

Sì, Signora, quando ho visto la spada levata su di voi, ho

messo le mie osservazioni tra quella spada e la vittima; ma oggi

che vedo che si osserva da vicino la folla di ribelli assoldata e che

essa è trattenuta dal timore delle leggi, vi dirò, Signora, ciò che

non vi avrei detto allora.

Se lo straniero porta le catene in Francia, voi non siete più ai

miei occhi la Regina ingiustamente incolpata, la Regina degna di

interesse, ma un'implacabile nemica dei Francesi. Ah, Signora,

ricordatevi che voi siete madre e moglie, usate tutto il vostro

credito per il ritorno dei Principi. Questo credito, se saggiamente

applicato, rafforza la corona del padre, la conserva al figlio e

vi riconcilia l'amore dei Francesi. Questo degno negoziato è il

vero dovere di una Regina. L'intrigo, la cabala, i progetti sanguinari

precipiterebbero la vostra caduta, se vi si potesse sospettare capace

di simili propositi.

Che un più nobile impegno, Signora, vi caratterizzi, ecciti la vostra

ambizione e fissi i vostri sguardi. Solo colei che il caso ha

elevato a un posto eminente, può dare peso al progresso dei Diritti

della Donna e accelerarne il successo. Se voi foste meno

istruita, Signora, potrei temere che i vostri interessi particolari

prevalessero su quelli del vostro sesso. Voi amate la gloria: pensate,

Signora, che i più grandi crimini diventano immortali come

le più grandi virtù; ma che differenza di celebrità nei fasti della

storia! L'una è presa senza sosta come esempio e l'altra è eternamente

esecrata dal genere umano.

Non vi si farà una colpa di lavorare alla restaurazione dei

costumi, di dare al vostro sesso tutta la consistenza di cui è capace.

Quest'opera non è il lavoro di un giorno, sfortunatamente

per il nuovo regime.

La rivoluzione avrà luogo soltanto quando tutte le donne saranno

compenetrate della loro deplorevole sorte e dei diritti che

hanno perduto nella società. Sostenete, Signora, una così bella

causa; difendete questo sesso sfortunato e avrete ben presto per

voi una metà del regno e il terzo almeno dell'altro.

Ecco, Signora, ecco con quali imprese dovete farvi notare e

usare il vostro credito. Credetemi, Signora, la nostra vita è ben

poca cosa, soprattutto per una Regina, quando non è nobilitata

dall'amore dei popoli e dalle grazie eterne della beneficenza.

Se è vero che dei Francesi armano contro la patria tutte le

potenze, perché? Per frivole prerogative, per chimere. Credete,

Signora, se giudico da quello che sento, il partito monarchico si

distruggerà da sé, abbandonerà tutti i tiranni e tutti i cuori si

riuniranno alla patria per difenderla.

Ecco, Signora, ecco quali sono i miei princìpi.

Parlandovi della mia patria, io perdo di vista lo scopo di questa dedica.

E' così che ogni buon Cittadino sacrifica la gloria e gli interessi, quando

ha come oggetto soltanto quelli del suo paese.

Signora,

Sono col più profondo rispetto,

Vostra umilissima e obbedientissima serva

De Gouges

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI

DELLA DONNA E DELLA CITTADINA

Da decretare nelle ultime sedute dell'Assemblea nazionale nella prossima legis1atura

PREAMBOLO

Uomo, sai essere giusto? E' una donna che te lo domanda: non

vorrai toglierle questo diritto. Dimmi, chi ti ha dato il sovrano

potere di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?

Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta

la sua grandezza cui tu sembri volerti avvicinare, dammi, se puoi,

un esempio di questo impero tirannico. Risali agli animali, consulta

gli elementi, studia i vegetali, dà infine un'occhiata a tutte

le modificazioni della materia organizzata e arrenditi all'evidenza

quando te ne offro i mezzi; cerca, scava e distingui se puoi, i

sessi nell'amministrazione della natura. Ovunque tu li troverai

confusi e cooperanti nell'insieme armonioso di questo capolavoro

immortale.

Soltanto l'uomo ha fatto di questa eccezione un principio.

Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo

di lumi e di sagacia, nell'ignoranza più crassa, vuole comandare

su un sesso che ha tutte le facoltà intellettuali; pretende di

godere della rivoluzione e di reclamare i suoi diritti all'eguaglianza,

per non dire altro.

Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione,

domandano di costituirsi in assemblea nazionale , considerando

che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono

le sole cause delle sventure pubbliche e della corruzione dei governi,

esse si sono risolte a esporre in una solenne dichiarazione

i diritti naturali inalienabili e sacri della donna, affinché questa

dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo

sociale, ricordi incessantemente i loro diritti e i loro doveri, affinché

gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli

uomini, potendo in ogni istante essere confrontati con il fine di

ogni istituzione politica, ne siano più rispettati, affinché i reclami

delle cittadine fondati ormai su princìpi semplici e incontestabili,

siano sempre rivolti al mantenimento della costituzione,

dei buoni costumi e alla felicità di tutti.

Di conseguenza, il sesso superiore in bellezza e in coraggio,

nelle sofferenze materne riconosce e dichiara in presenza e con

gli auspici dell'Essere supremo, i Diritti seguenti della Donna e

della Cittadina:

ART. I

La Donna nasce Iibera e ha gli stessi diritti dell'uomo. Le

distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'interesse

comune.

ART. II

Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei

diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell'Uomo: questi

diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la

resistenza alla oppressione.

ART. III

I1 principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione,

che è l'unione della Donna e dell'Uomo: nessun organo,

nessun individuo può esercitare autorità che non provenga

espressamente da loro.

ART. IV

La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che

appartiene ad altri; così l'unico limite all'esercizio dei diritti naturali

della donna, la perpetua tirannia dell'uomo cioè, va riformato

dalle leggi della natura e della ragione.

ART. V

Le leggi della natura e della ragione proibiscono tutte le azioni

nocive alla società: tutto ciò che non è proibito dalle leggi

sagge e divine, non può essere impedito e nessuno può essere

costretto a fare ciò che esse non ordinano.

ART. VI

La legge deve essere l'espressione della volontà generale; tutte le

Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente o

con i loro rappresentanti alla sua formazione; essa deve essere

uguale per tutti.

ART. VII

Non ne è esclusa nessuna donna; essa è accusata, arrestata e

detenuta nei casi stabiliti dalla Legge. Le donne obbediscono come

gli uomini a questa Legge rigorosa.

ART. VIII

Le legge deve stabilire solo pene strettamente necessarie e

nessuno può essere punito se non in virtù di una Legge stabilita

e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata

alle donne.

ART. IX

Su ogni donna dichiarata colpevole la Legge esercita tutto il

rigore.

ART. X

Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di

principio, la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve

avere pure quello di salire sul podio sempre che le sue manifestazioni

non turbino l'ordine pubb1ico stabilito dalla Legge.

ART. XI

La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei

diritti più preziosi della donna poiché questa libertà assicura la

legittimità dei padri verso i figli. Ogni cittadina può dunque dire

liberamente, io sono la madre di un figlio vostro, senza che un

pregiudizio barbaro la forzi a nascondere la verità; salvo a rispondere

dell'abuso di questa libertà nei casi stabiliti dalla Legge.

ART. XII

E necessario garantire maggiormente i diritti della donna e

della cittadina; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio

di tutti e non solo di quelle cui è affidata.

ART. XIII

Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese di

amministrazione, i contributi della donna e dell'uomo sono uguali;

essa partecipa a tutti i lavori ingrati, a tutte le fatiche, deve

quindi partecipare anche alla distribuzione dei posti, degli impieghi,

delle cariche, delle dignità e dell'industria.

ART. XIV

Le Cittadine e i Cittadini. hanno il diritto di constatare da sè

o tramite i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico.

Le Cittadine possono aderirvi soltanto con l'ammissione di

un'eguale divisione, non solo nella fortuna, ma anche nell'amministrazione

pubblica e determinare la quantità, l'imponibile,

la riscossione e la durata dell'imposta.

ART. XV

La massa delle donne coalizzata con gli uomini per la tassazione

ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione a

ogni agente pubblico.

ART. XVI

Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né

la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione; la

costituzione è nulla se la maggioranza degli individui che

compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione.

ART. XVII

Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o separati; esse hanno

per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno può esserne

privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità

pubblica legalmente constatata, lo esiga in modo evidente

e a condizione di una giusta e preliminare indennità

POSTAMBOLO

Donna svegliati, la campana della ragione si fa sentire in tutto l'universo,

riconosci i tuoi diritti. Il potente impero della natura non è più circondato

da pregiudizi, da fanatismi, da superstizioni e menzogne. La luce della

verità ha dissipato tutte le nubi della stupidità e della usurpazione.

L'uomo schiavo ha moltiplicato le sue forze, ricorrendo alle tue

per spezzare le catene.

Una volta libero, è diventato ingiusto verso la sua compagna. Oh

donne! Donne quando la smetterete ai esser cieche? Quali vantaggi

avete tratto dalla rivoluzione? Un disprezzo più netto, un

maggiore disdegno. Nei secoli di corruzione avete regnato solo

sulla debolezza degli uomini. Il vostro impero è distrutto, che

cosa vi resta dunque? La convinzione delle ingiustizie umane. La

rivendicazione del vostro patrimonjo fondato sui saggi decreti

della natura; che avreste da temere da una impresa così bella? La

buona parola del Legislatore delle nozze di Cana? Temete che i

nostri Legislatori Francesi correttori di questa morale, a lungo

aggrappata ai rami della politica ma che è ormai in disuso, vi

possano ripetere: donne cosa c'è in comune tra voi e noi? Tutto ,

avreste da rispondere. Se si ostinassero nella loro debo1ezza a

mettere questa incongruenza in contraddizione con i loro princìpi,

opponete coraggiosamente la forza della ragione alle vane

pretese di superiorità; riunitevi sotto gli stendardi della fi1osofia;

mostrate tutta l'energia del vostro carattere e vedrete ben presto

gli orgogliosi, non più servili adoratori striscianti ai vostri piedi,

ma fieri di dividere con voi i tesori dell'Essere Supremo. Voi

avete il potere di liberarvi da qualsiasi tipo di barriera vi si opponga,

l'importante è volerlo. Passiamo adesso allo spaventoso

quadro che avete rappresentato della società; poiché in questo

momento si parla di educazione nazionale vediamo se i nostri

saggi Legislatori penseranno rettamente sull'educazione delle

donne.

Le donne hanno fatto più male che bene. La costrizione e la

dissimulazione sono state la loro sorte. Hanno ripreso con l'astuzia

ciò che la forza aveva tolto loro; esse hanno fatto ricorso

a tutte le risorse del loro fascino a cui neppure il più irreprensibile

resisteva. Il veleno, le catene, tutto era sottomesso a loro;

esse comandavano il crimine e la virtù. Il governo francese soprattutto,

per secoli, è dipeso dall'amministrazione notturna delle donne;

il gabinetto non aveva alcun segreto per la loro indiscrezione;

ambasciata, comando, ministero, presidenza, pontificato,

cardinalato, insomma tutto ciò che caratterizza la stupidità

degli uomini, profano e sacro, tutto è stato sottomesso alla cupidigia

e all'ambizione di questo sesso un tempo spregevole e

rispettato e dopo la rivoluzione rispettabile e disprezzato.

In questa sorta di antitesi, quante osservazioni ho da fare! ho

solo un momento; a cui porre attenzione la posterità più lontana.

Sotto il vecchio regime tutto era vizio e colpa; ma non si potrebbe

intravedere un miglioramento delle cose nella sostanza stessa

dei vizi. La donna si curava soltanto di essere bella e amabile e

quando lo era, le cadevano ai piedi mille patrimoni. Se non ne

approfittava, aveva un carattere bizzarro o una filosofia poco comune

che la portava a disprezzare le ricchezze; allora veniva considerata

un cattivo soggetto; la più indecente si faceva rispettare

con l'oro; il commercio delle donne era una specie di industria

ammessa nella classe alta che ormai non avrà più credito. Se ne

avesse ancora, la rivoluzione sarebbe persa, e per altri versi; saremmo

sempre corrotti; tuttavia la ragione non può nascondersi

che ogni altro cammino verso la fortuna è precluso alla donna che

viene comprata, come la schiava sulle coste africane. La differenza

è grande, si sa. La schiava comanda il padrone, ma se il

padrone le concede la libertà senza ricompensa, e a un'età in cui

essa ha perduto tutto il suo fascino, che cosa diventa la poverina?

Preda del disprezzo; perfino le porte della beneficenza le vengono

chiuse; essa è povera e vecchia, dicono; perché non ha saputo

fare fortuna? Alla ragione si offrono altri esempi ancora più toccanti.

Una giovane senza esperienza sedotta da un uomo che ama,

abbandonerà i suoi genitori per seguirlo; l' ingrato la lascerà dopo

qualche anno e tanto più lei sarà invecchiata con lui, tanto più la

sua incostanza sarà inumana; se ha figli, lui l'abbandonerà lo stesso.

Se è ricco, l'uomo si crederà dispensato dal dividere la sua

fortuna con le sue nobili vittime. Se qualche impegno lo lega ai

suoi doveri, ne violerà la forza facendo affidamento sulle Leggi.

Se è sposato, ogni altro legame perde i suoi delitti. Quali leggi

bisogna dunque fare per estirpare il vizio fino alla radice? Quella

della divisione dei beni tra uomini e donne e dell'amministrazione

pubblica. Si immagina facilmente che la donna proveniente da

una ricca famiglia acquisti molto con l'uguaglianza della divisione.

Ma colei che proviene da una famiglia povera, con merito e

virtù, che destino ha? la povertà e l'obbrobrio. Se non eccelle

particolarmente in musica o in pittura, non può essere ammessa

ad alcuna funzione pubblica, quand' anche ne avesse tutta la capacità.

Voglio dare solo un'idea delle cose, le approfondirò in una

nuova edizione di tutte le mie opere politiche che mi propongo di

offrire al pubblico tra qualche giorno, con delle note…

 

FORMA DI CONTRATTO SOCIALE

DELL'UOMO E DELLA DONNA

Noi N e N, mossi dalla nostra propria volontà, ci uniamo per il resto della nostra vita e per la durata delle nostre reciproche inclinazioni, alle seguenti condizioni: intendiamo e vogliamo mettere i nostri patrimoni in comune, riservandoci tuttavia il diritto di separarli in favore dei nostri figli e di quelli che potremmo avere da una particolare passione, riconoscendo reciprocamente che i nostri beni appartengono direttamente ai figli di qualunque letto siano, e che tutti indistintamente hanno il diritto di portare il nome dei genitori che li hanno riconosciuti e ci impegnamo a sottoscrivere la legge che punisce l'abnegazione del proprio sangue.

Noi ci obblighiamo inoltre, in caso di separazione, a dividere la nostra fortuna e a prelevare la parte spettante per legge ai figli; nel caso di unione perfetta, colui che morisse senza figli, il superstite erediterebbe di diritto a meno che il morto non avesse disposto delle metà del bene comune in favore di chi ritenesse opportuno.

Ecco pressappoco la formula dell'atto coniugale di cui propongo l'esecuzione[…]

Vorrei inoltre una legge che fosse a vantaggio delle vedove e delle signorine tradite dalle false promesse di un uomo al quale si fossero legate. Vorrei anche che questa legge fosse rigorosa nei confronti delle donne che avessero la sfrontatezza di ricorrere a una legge che esse stesse avessero infranto con la loro cattiva condotta, se fosse provato…