L’esame di Teresa

 

Luigi Compagnone

 

 

Ora senza fretta se ne va Teresa lungo il corso, finalmente discesa,

fermandosi qua e là dinanzi alle vetrine già illuminate dei negozi E’

già sera e sembra incredibile Un po' prima dell'esame, era giorno

pieno un sole pallido pallido e un gran vento nelle strade; poi, non

appena è uscita da quella stanza le è venuta incontro la sera Il vento è

caduco, ma c'è nell’aria qualcosa che annuncia la pioggia. Il corso è

pieno di gente, un lento fiume dinanzi ai negozi Belle vetrine, tutte

lucenti.

E non appena saranno diventate buie, e le saracinesche cadute

qua e là anche il corso si farà più vuoto; ci penserà… poi la pioggia a

spopolarlo del tutto E a lei non rimarrà che tornare a casa. Del resto,

già a quest’ora staranno in pensiero. La mamma le ha detto di farle

sapere subito l’esito dell’esame, e ora sta certo inquieta intorno ai fornelli, a

preparare la cena. Anche suo padre è già tornato a quest’ora. Gianni,

al contrario, farà al solito la mezzanotte, anche più tardi. Chissà come passa

le sere lui. Una volta lei è andata a trovarlo in sezione, e annoiata ha dovuto

assistere a una lunga partita di biliardo tra suo fratello e i suoi amici. Non un colpo

gli andava bene, e bestemmiava ad ogni palla sbagliata.

Uno dei suoi amici si era messo a sfotterlo, e Gianni gli aveva tirato un pugno:

all’improvviso, senza una parola.

Se ne era stato zitto zitto sino a quel momento, senza mai replicare ai

Sarcasmi dell’altro. Soltanto bestemmiando tra i denti.

Poi, improvviso, quel pugno. L’altro si era rialzato subito e aveva fatto per

buttarsi su Gianni,

ma era stato trattenuto dagli amici; pure, cercava di liberarsi gettando

calci e pugni a come coglieva. Finchè era intervenuto il segretario della

sezione

gridando:- Camerati, camerati smettetela o vi caccio tutti quanti a calci nel

culo -.

Assistendo a quella scenata, lei aveva capito perché Gianni tornava a casa

con qualche contusione sul viso, di tanto in tanto: un ragazzo irascibile,

sempre il primo ad attaccare. Cattivo non era ma nervoso, e sempre pronto

a far a pugni. Ne aveva scatenate di baruffe, in quel vecchio caseggiato dove

un tempo aveva abitato. Coi ragazzi più svegli aveva creato una specie di

banda- chi sa perché l’aveva chiamata i Falchi della Vendetta - con la quale

spargeva il terrore tra i più deboli e i più riservati. Povero Gianni, ora

che avevo 24 anni non era cambiato gran che.

Papà, come sempre eccessivo, urlava alle volte che si vergognava di un

figlio così, il quale viveva ancora alle sue spalle e non si decideva a mettere

la testa a posto. Sfaticato, lo chiamava. Ma lei sapeva che in Gianni c’era

molto di buono; peccato che papà non sapesse pigliarlo per il suo verso

ricorrendo come faceva agli urli e alle imprecazioni.

Chi sa se stasera non griderà anche contro di lei. Sarà allora una delle

Solite scenate, la mamma a piangere in un angolo, i pugni di papà sul tavolo, qualche

Vicino affacciato alla finestra. E’ proprio questo che lei non riesce a mandar giù:

questa necessità di far tanto chiasso in modo da provocare, prima o poi,

la partecipazione dei vicini. Vuol forse suo padre testimoni alla sua disgrazia,

o è un modo strano di chiedere una specie d’aiuto?

Qualche goccia di pioggia le è caduta sul viso, ma subito dopo si è rimesso il vento del

pomeriggio. Finchè c’è caldo non pioverà.

Lei, la pioggia, la odia. Abitare una vecchia casa all'ultimo piano,

vuol dire dover fare spesso i conti col maltempo L'acqua incrina qua e

là il terrazzo, e, toc toc, le gocce cominciano a suonare sul pavimento

Da tre anni ormai è sempre cosi Da tre anni non appena viene l'autunno,

corre suo padre inviperito dal padrone di casa e invoca a gran

voce gli accomodi .

L'altro promette piglia tempo, finchè non arriva

qualche muratore a rappezzare l’asfalto con un po' di pece Ma basta

un acquazzone più violento del solito e il ritornello delle gocce d'acqua

ricomincia .La mamma finge di non accorgersene, in un primo

momento: asciuga poi con uno straccio, sparge un po' di segatura,

spera che papà non si avveda di niente. Lui, invece, nei giorni piovosi

torna a casa già in stato d'allarme: esplora con occhio sospettoso il

soffitto, poi l'impiantito, riesce subito a scorgere la crepa, cosa del resto

abbastanza facile . Là, dove l'acqua entra, è apparsa una larga macchia

giallognola che un po’ rassomiglia a una nuvola, e come nuvola

insensibilmente si espande. "Come prevedevo" urla papà,, e subito corre

dal padrone di casa, che abita tre piani più sotto. Ne torna più furioso

di prima non vuol mettersi a tavola. sembra affascinato da quella

nuvola, là sul soffitto finché non finisce per prendersela con tutti. Con

la mamma che fu lei, tre anni fa, a trovar questa casa; con Gianni, che

fa sempre lo sfaticato; con lei, Teresa, in tutto uguale al fratello: 27

anni, e incapace di trovarsi un lavoro: sicché è lui solo a sgobbare in

casa, lavorando dalla mattina alla sera tra i numeri della ricevitoria del

lotto, lui, l'animale che è. "Di Gianni che non vuol far niente, non me ne

meraviglio:ma di te, si; parevi diversa, tu"

Lei, invece , son mesi e mesi che si sta cercando un lavoro . Mammà

le ha dato perfino dei soldi per mettere un annuncio sul giornale :

niente da fare. Finché , quando meno se l’aspettava, qualcuno ha risposto

a una delle sue tante domande. Tutto si doveva risolvere questo

pomeriggio , e invece niente si è risolto. Colpa dell’esame.

Più avanza l'ora della chiusura dei negozi, più gente appare sul corso.

Forse perche è un sabato sera, forse perché oggi ne abbiamo 27, e

così la gente va comperando qualcosa. Lei, che cosa potrebbe comprare?

Quando è uscita di casa, mammà le ha dato 300 lire: per gli autobus,

qualche caffè , qualche sigaretta. Anzi le ha detto di prendere

una camomilla invece di un caffè , per andare alI’esame più distesa e

tranquilla. Lei ha comperato cinque nazionali, e ne ha acceso la prima

mentre, insieme alle altre candidate , aspettava il suo turno in quel

lungo corridoio dalle pareti bianche e lisce come quelle di un ospedale.

La seconda l'ha fumata subito dopo l'esame, non appena uscita da

quella stanza d'inferno. Era sconvolta, ma non l'ha fatto capire a nessuno.

Alle ragazze che ansiosamente le hanno chiesto come fosse andata

la prova (ansiose, sì, ma per se stesse), ha risposto che non c'era male.

Anche ora ha una gran voglia di fumare: ma come fare, in mezzo alla

strada? Non appena a casa, sì, accenderà la sua terza sigaretta; ma a

casa non ha nessuna voglia di arrivarci presto. Papà a quest’ora è già

tornato, sicuro; la mamma ha già messo la tovaglia sulla tavola e sta in

pensiero per lei, certo. Gianni è forse ancora fuori , a giocare a biliardo.

Lei sente la voce di mammà, non appena le avrà aperto: "Com'è

andata? Tanto tempo ti hanno tenuta? Su, di’ come è andata", una

voce tutta apprensione , e uno sguardo fra impaurito e colpevole. Di

che cosa, colpevole? Mah! Del resto, è sempre così; sempre sua madre

guarda gli altri, in casa, come se fosse la colpevole di tutto. "Com'è

andata? Avanti, rispondi, rispondi" , piagnucolerà senza darle il tempo

di rispondere. Zitto , invece, papà. Al quale basterà darle uno

sguardo per capire com’è andata, per sferrare subito. "Del resto lo sapevo .

Non mi sono mai illuso sui miei figli, mai"; pure , benché già

preparato , benché ormai privo d’illusioni, come lui dice, conserverà

un atteggiamento ostile e affranto per tutta la sera: pronto semmai a

cogliere la prima occasione per cominciare recriminazioni lunghe un

secolo.

Scintilla il neon delle vetrine e dei bar, entra ed esce la gente dai

negozi. Brigitte Bardot sorride a labbra tumide da un manifesto di

cinematografo. Proprio in questi giorni un tale le ha fatto arrivare una

minaccia, vuole sfregiarle il viso perché, dice, Brigitte è troppo bella.

A lei, invece, nessuno vorrebbe mai sfregiarle il viso per questa ragione.

Niente da rovinare, c'è. Non sono nè bella nè brutta, ed è peggio

che essere soltanto brutta, forse per questo a 27 anni non mi sono ancora

sposata.

Un fidanzato, si, lo ha avuto, per cinque anni, nientemeno. Cinque

anni son tanti, il tempo passa, e una ragazza impegnata così a

lungo con un giovane, è più che logico che dopo rimanga senza partito.

Chi sa, forse la colpa fu anche di Gianni, anche di papà e della

mamma. D'accordo, cinque anni son troppi, ma non potevano aspettare

ancora un poco? Invece, a casa, avevano cominciato a poco a poco

a vedere Riccardo come il fumo negli occhi: Riccardo non aveva nessuna

seria intenzione , Riccardo voleva soltanto pigliarli in giro , Riccardo

faceva perdere tempo a Teresa: insomma erano stufi di Riccardo , proprio

non ne potevano più di vederselo a pranzo ogni domenica, dinanzi al

televisore tutte le sere , con quella faccia di San Chiuppino.

Finché non era intervenuto Gianni. Il quale già da tempo smaniava

contro questo fidanzamento che non vedeva mai arrivare a conclusione;

si era messo in testa che tutti ridevano ormai di loro, di lui, soprattutto,

fratello da niente , fratello senza onore, fratello cornuto: cosi, per

salvaguardare il suo nome di fratello onorato, una sera aveva buttato

Riccardo per le scale , dopo avergli rotto la faccia a pugni. Fidanzato a

pezzi, onore salvo. Pure, in tutti quegli anni, un’ombra di fumo a lei

era apparso Riccardo. Mai l’aveva baciata, mai stretta come si vede fare

al cinema o nei fotoromanzi. Perché? Mistero . Nemmeno aveva capito

perché Riccardo si era difeso cosi malamente quando Gianni lo aveva

preso a pugni. Gianni, va bene , era forte , tutto nervi, e sempre , felice

di fare a botte; ma lui, Riccardo, un topo le era sembrato: spaurito e

sgusciante : un' ombra di fumo, come sempre appunto .

Oggi, prima dell'esame, chi sa perché lei ha ripensato alla possibilità

di sposarsi, prima o poi. Certo, una ragazza che prende un mensile

può sposarsi più facilmente di una, la quale sia soltanto una ragazza di

casa. Un po' gli uomini a queste cose sempre ci pensano, un po' son

tempi difficili; e prima di aprire una famiglia, un giovanotto a un aiuto

da parte della futura moglie sempre ci pensa.

Ma: "Tu non riuscirai nemmeno a sposarti", dice spesso papà, e chi

sa che non abbia ragione lui, che non sia un po' profeta; chi sa, alla fin

dei conti, che con tutto il suo fare e il suo dire non le abbia messo la

iettatura addosso . Iettatura su tutto : matrimonio , impiego , passato ,

presente e avvenire. E io , io potessi non tornarci a casa : stasera e

domani, domani e sempre , potessi non tornarci.

Vicina, invece, è ora la strada di casa. Ci è arrivata senza nemmeno

accorgersene, colpa di tutti questi pensieri, colpa di questa paura di

non sapersene andar via per sempre, davvero , una volta per tutte.

Soltanto pensarci, di tanto in tanto; altro non le riesce; di altro non ha il

coraggio. E poi, soltanto a dirlo, sia pure con l'aria di scherzo, e Gianni,

lui, che farebbe? Ancora, al ricordo , le brucia lo schiaffo di quella

volta: quando, nel corso di un violento litigio familiare, lei si mette a

piangere e grida che finirà per andarsene da questa casa dove non si

odono che urli, pianti e minacce; il tempo di dirlo , e già la guancia le

vibra come all’improvviso percorsa da fili elettrici, dall'orecchio alla

gola, sicché a malapena riesce a sentire la voce di lui: "Dillo un'altra

volta, ripetilo che te ne vuoi andare , se ne hai il coraggio . E dove vorresti

andare?. A sporcare il mio nome? A fare la puttana?".

Forse un chilometro e mezzo è lungo il vialone che le si è aperto

dinanzi, costeggiato ai due lati da questi palazzi che sembrano caserme,

ospedali, carceri, e in fondo al quale c'è anche casa sua. E questi

alberetti a cosi uguale distanza l'uno dall'altro, dessero almeno un po'

d'allegria. Altro che allegria; tristezza, anzi, perché sembran messi li

contro voglia, in una specie di agonia che rassegnatamente dura tutto

il tempo della loro vita. Si sono accese tutte le finestre; mammà starà

certamente al balcone che dà sul viale , per vederla tornare; silenziosamente

ossessionata da tante paure, c'è da giurarlo: paura che il suo ritardo

finisca per rendere furioso papà; paura che Gianni torni a casa

prima di lei ; paura per il risultato dell'esame. Che dirle? Come farg!ielo

capire, a tutt'e tre, come sono andate le cose? Meglio mentire,

forse ; meglio mentire, almeno per stasera. "Com’è andata? Tanto

tempo ti hanno tenuta? , balbetterà la mamma, guardandola con

quegli occhi impauriti e colpevoli; e allora: "Bene, non c'è male, hanno

detto che mi faranno sapere", dovrà rispondere lei, per la pace di

tutti: vivere in pace, almeno stasera; tanto più che è stanca, non si

sente la forza di sopportare strilli e piagnistei, non ha nemmeno fame,

soltanto voglia di spogliarsi e di mettersi a letto. Una piccola menzogna,

che renderà possibile questa grande conquista. Suo padre, scrutandola

al di sopra degli occhiali: "E perche cosi tardi?", dirà, e lei, con

tutta naturalezza: "Sono stata interrogata fra le ultime". "Quante ce

n'erano?". "Cinquanta, sessanta". "E fra tante, proprio te dovrebbero

scegliere?". "Staremo a vedere". "Quanto tempo è durato l'esame?".

"Venti, trenta minuti". "Che ti hanno domandato?". E durante l'interrogatorio ,

mammà non le staccherà gli occhi di dosso : occhi più fastidiosi,

perfino, delle domande di papà Poi Gianni, ammesso che

stia in casa : "Come ti sei comportata ? Mica avrai fatto la sgualdrinella,

girando per la stanza in canottiera, con l'asciugamani buttato sulla

spalla, quel suo passo nervoso e aggressivo. E ancora: "Secondo te,

quando dovresti prendere servizio ? ". Risposte evasive avrà lei, abili

bugie, dirà e non dirà. Ma non è già tanto tempo, del resto, che ha

imparato ad agire cosi? Ormai è diventato quasi dolce mentire : per

qualsiasi sciocchezza. Che cosa non evita, una bugia: urli di papà,

pianti della mamma, furie da parte di Gianni. E poi ti vengono a dire

che è peccato mortale. Altro che peccato mortale ; grazia di Dio,

addirittura; anche stasera, sarà grazia di Dio.

Illuminato è il balcone di casa. Lassù, c'è la stanza da pranzo; dove,

di solito, scoppiano le loro scenate. Visto da quaggiù , con quella luce

dentro, il balcone fa invece pensare a una casa accogliente e tranquilla,

abitata da gente che si vuol bene. Ma è forse che si vogliono male,

loro ? Che si odiano, forse ? Neanche questo è vero, nessuno potrebbe

onestamente dirlo . O forse esiste qualcosa che tutt' e quattro odiano ,

qualcosa d'altro, e poiché bene non sanno cos'è , fingono di odiarsi,

perlomeno di farsi male a vicenda. E se lo fanno, si; se lo fanno davvero,

questo è il guaio. Si è fermata Teresa nell'ombra di un albero e

guarda lassù , verso il balcone di casa. Vien da pensare a una stanza

deserta, poiché mai un'ombra è passata finora dinanzi al lume.

Deserta e piena di silenzio , di pace buona e accogliente. E se fra poco

si riempirà di furia, di chi la colpa? Sua, ancora una volta. E poi,

Dio santo, perché? Che male ha fatto, in fin dei conti? E andata a

trovarsi un lavoro come tante altre che oggi ci sono andate tranquillamente,

e tranquillamente son tornate a casa: chi contenta, chi delusa:

ma tutte , c’è da giurarlo , accolte dalla comprensione familiare, non

già dal meschino inferno che, sicuro , si prepara a bollire, lassù , in

quella stanza. Sono uscita per trovarmi un lavoro , si ripete Teresa con

ira, e non è colpa mia, non è colpa mia se... Il corridoio è tutto pieno

di ragazze , in attesa del turno. In fondo al corridoio , la porta della

stanza dove avviene l’esame: una porta che sembra murata nella parete

bianca e liscia, e fa quasi pensare all'ingresso di una stanza operatoria.

Si tratta invece di subire un semplice, semplicissimo esame ; qualche

ragazza appare un po’ spaventata, un'altra ci ride su , fra divertita

e ironica, specie a causa di quel nome: esame psicotecnico . Ma che

vuol dire, che vogliono?

"Del Marmo Teresa", ha gridato tutt'a un tratto un usciere vestito

di blu ; altro che usciere ; un gran signore , pare , con quell’attillata

uniforme.

"La prego , si accomodi" , dice il dottore, e siede dall’altra parte del

tavolo. Ha, il dottore , le guance bianche e lisce come le pareti. Dietro

gli occhiali, gli occhi sono azzurri azzurri. Porta la cravatta a farfalla,

una camicia bianca e lucente . Le sue unghie sono meravigliosamente

curate. Sulla linda superficie del tavolo, dei fogli e una matita.

"La sua età, per favore"; una voce gentile e f redda f redda, e un mezzo

sorriso che scopre denti perfetti. Dopo la risposta , un breve silenzio.

A che pensa il dottore? . Che son pochi o troppi, 27 anni?

"Ha il babbo , la mamma , altri parenti ?"

Anche dopo la seconda risposta , un' altra pausa ; poi: "E’ mai stata

fidanzata?", e al sì di Teresa, il dottore: "Quante volte?". Le crederà se

dirà di essere stata fidanzata soltanto con Riccardo ? "Due volte" . "E

ora?". "Ora sono libera".

Lo sguardo del dottore si è fatto più acuto dietro le lenti. "Perché ha

detto libera?". "Perché ora... non sono fidanzata". Sorride leggermente

l’interrogante. "Considera forse il fidanzamento come una forma di

schiavitù ?". "No , non dicevo questo", lei balbetta.

Il sorriso è scomparso. "Che pensa della famiglia? Della famiglia come

istituto, voglio dire". Si confonde Teresa; arrossisce, balbetta qualcosa:

"Mi scusi, parli più chiaro...". "Senta: a casa sua, vanno tutti

d'accordo? O ci sono delle incrinature tra voi?". "Incrinature?". "Dissapori ,

disarmonie , contrasti".

Che gliene importa ? E lei , lei è tenuta a rispondere ? . E tutto questo ,

che c'entra col fatto di essere venuta qui per avere un lavoro? E poi,

questa faccia liscia e bianca che le sta dinanzi, che antipatia. Che gliene

importa, a lui, dei fatti suoi?

"Avanti, dica, per favore", fa il dottore, con voce dolce dolce; e lei

tutt'a un tratto risponde come da tempo è avvezza a fare con Gianni,

con papà, con la mamma: "Ci vogliamo tutti bene, non litighiamo

mai"; pure , chi sa perché , questa volta la bugia la fa diventare tutta

rossa, ma non già di vergogna: è tutto il corpo che si riempie di rabbia,

e sale questa rabbia dallo stomaco al cervello La guarda il dottore con

occhi diventati stretti stretti.

"Quante stanze ha casa sua? E’ una casa accogliente? Hanno il riscaldamento?".

"Cinque stanze, e abbiamo il riscaldamento, si": e, dentro ,

insieme alla rabbia , le viene ora da ridere : ha inventato due stanze

che non esistono, il riscaldamento che non c'è. Vediamo se ora mi

domanda se dal soffitto ci piove.

I gomiti sul ripiano del tavolo , il mento sulle punte delle dita congiunte,

il dottore è tornato a sorridere. "Si è mai trovata, mi scusi, nella

necessità di mentire? Insomma, ha mai detto qualche bugia?".

Ora gli salto al collo , gli sputo in faccia ; certo che ne ho dette , specie

quando mi fanno domande di questo genere. Invece , vincendo questa

collera che le ha fatto un sapore amaro sotto il palato , con tutta la calma

possibile risponde : "Bugie , quasi mai, credo".

L'altro ha preso uno di quei fogli che ha dinanzi, glielo ha teso insieme

alla matita: "Disegni qualcosa. Quel che le pare".

Tende di scatto il braccio, per non scoprire il tremito della mano : si

mette il foglio dinanzi, la matita fra le dita. "Ah, è mancina?". Che

bella domanda; perché, non si vede? E che gli disegno?; e già si è messa

a tracciare qualche segno .

"Vedo. Alberi, anche lei alberi. Basta così". Un silenzio. Il dottore

ha ripreso l'atteggiamento di prima, il mento sulle punte delle dita.

"E’ stata fidanzata due volte , mi ha detto. Se volesse dirmi a che distanza

di tempo". Due volte ? Cosi gli ho detto ? "Un anno , forse due",

risponde asciutta asciutta. Se la sentisse Gianni.

La voce del dottore , ancora dolce , anzi perfino più dolce : "Mi scusi,

può dirmi quali esperienze ha avuto coi suoi fidanzati?".

Io? Esperienze ? Con quel Riccardo che pareva un’ombra di fumo?

Che sangue nelle vene non ce ne aveva? E, poi, Dio santo, a lui che

gliene importa? Che gliene importa, a questa faccia bianca? "Esperienze

fisiche, intendo. Oggi una ragazza gode di tutta la libertà che

desidera, e...". Esperienze fisiche, tutta la libertà; ma che sta dicendo?

Oh Dio , che sta dicendo? "Presumibilmente lei è intatta, immagino.

Se al contrario ha avuto esperienze diverse, può liberamente...

Liberamente che cosa? Dirlo a lui, a questa faccia di morto? a questo

gesuita ? a questo porco? e che cretina sono , se mi viene da piangere? è

rabbia, va bene , ma questa soddisfazione non gliela do: e già è scattata

in piedi, pallida pallida, gli occhi rossi, d'ira e di pianto. "S'informi

di sua sorella! Ha capito? S'informi di sua sorella", grida, e questo grido

se lo sente ancora nelle orecchie , adesso , mentre sta salendo le scale

di casa, con tutta quella collera ch'è tornata a batterle in corpo, e più

le si fa pesante il respiro per via delle scale, più la rabbia cresce dal

ventre alla mente, immensa diviene ora che Teresa è dinanzi alla porta.

Nel cui riquadro, dopo che lei ha bussato, subito è apparsa mammà,

tutta apprensione e sgomento , per fissarla in faccia col suo sguardo

di cane battuto e colpevole , coi suoi occhi di sempre : dove scorrono

paure e domande che fanno pensare a detriti e rifiuti trascinati dalla

limacciosa corrente di un fiume.

28 luglio 1963