LAMENTU D'UNA MATRI

Nel giorno dell'eccidio di Portella della Ginestra

di Ignazio Buttitta

Figghiu, quannu tu eri picciriddu,

satavi pi li strati comu un griddu ;

un ghiornu mi purtasti na farfalla

cu l'ali d'oru e la tistuzza gialla:

                                Ahi! Ahi!

Comu to patri fusti zappaturi

e ti susevi cu li primi arburi;

e fora di la porta, cu la manu,

mi salutavi ancora di luntanu :

                                Ahi! Ahi!

Quannu turnavi fincevi alligrizza,

ma nni la facci mustravi stanchizza;

iu ti stujava la frunti sudata

e tu mi davi la prima vasata,

ed iu: "mancia," e tu : " mancia cu mia, "

e s'assittava Gesų cu Maria:

                                    Ahi! Ahi!

Poi ca 1u sonnu vineva mprisciatu

t'addummiscevi a 1u vrazzu appujatu,

iu ti spugghiava adaciddu-adaciddu

e cu li ciatu p'un sentiri friddu ;

poi mi curcava cu tia vicinu

cu la me testa nni 1u to cuscinu:

                                    Ahi! Ahi!

Una nuttata mi sunnai ch'eri

addivintatu un granni cavaleri,

1u mperaturi di li paladini,

cu Orlannu e Rinardu malantrini,

e tu trasevi cu banneri ntesta

ntra na citati e ti facianu festa.

Curria la genti a fāriti rigali :

una jumenta gāvuta cu l' ali

un elmu ca pareva un campanaru

e na curazza d' oru ti purtaru :

                                    Ahi! Ahi!

Ma ora nun ti sonnu mperaturi,

nč cavaleri e mancu zappaturi,

si ti sunnassi jsassi li vuci

ca si chiantatu comu Cristu ncruci.

Ora nun parri, un vidi, un mi rispunni,

surdu comu la terra e comu l'unni ;

ora nun parti e torni cu 1u scuru

e l'occhi mei percianu 1u muru:

                                        Ahi! Ahi!

Ora un ti spogghiu, figghiu, un t'addummisciu,

si ncugnu a 1u to lettu m' attirrisciu,

e si la testa appoju a 1u cuscinu,

sbutta 1u sangu, e viu 1u lettu chinu :

                                        Ahi! Ahi!

LAMENTO DI UNA MADRE

Figlio, quando eri bambino,

saltavi per le strade come un grillo;

un giorno mi portasti farfalla

con l'ali d'oro e la testina gialla:

                                        Ahi! Ahi!

Come tuo padre fosti zappatore

e ti levavi con il primo albore ;

e fuori dalla porta, con la mano,

mi salutavi ancora da lontano :

                                        Ahi! Ahi!

Quando tornavi fingevi allegrezza,

ma in faccia mostravi stanchezza;

io ti asciugavo la fronte sudata

e tu mi davi il primo bacio

ed io: "mangia, " e tu: , " mangia con me, "

e si sedevano Gesų con Maria:

                                        Ahi! Ahi!

Poi che il sonno veniva improvviso

ti addormentavi al braccio appoggiato,

io ti svestivo, adagio, adagio,

e ti scaldavo con il mio fiato,'

poi mi sdraiavo vicino a te,

con la mia testa sul tuo cuscino :

                                    Ahi! Ahi!

Una nottata sognai che tu eri

diventato un grande cavaliere,

l'imperatore dei paladini,

con Orlando e Rinaldo arditi e fieri,

e tu entravi con le bandiere in testa

in una cittā e ti facevano festa.

Correva gente a farti regali:

una giumenta alta con le ali

un elmo che sembrava un campanile

e una corazza d'oro ti portavano :

                                        Ahi! Ahi!

Ma ora non ti sogno imperatore,

ne cavaliere e neanche zappatore,

se ti sognassi urlerei atterrita

che sei piantato come Cristo in croce.

Ora non parli, non vedi, non rispondi,

sordo come la terra e come l'onde;

ora non parti e non torni quando č scuro

e i miei occhi trapassano il muro:

                                           Ahi! Ahi!

Ora non ti svesto, figlio, non ti addormento,

se mi accosto al tuo letto mi spavento

e se la testa appoggio sul cuscino,

trabocca il sangue e il letto ne č pieno:

                                            Ahi! Ahi!