LA BAMBINA DI POMPEI

q28-small                          Primo Levi

 

 

Poiché l'angoscia di ciascuno è la nostra

ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna

che ti sei stretta convulsamente a tua madre

quasi volessi ripenetrare in lei

quando al meriggio il cielo si è fatto nero.

Invano, perché l'aria volta in veleno

è filtrata a cercarti per le finestre serrate

della tua casa tranquilla dalle robuste pareti

lieta già del tuo canto e del tuo timido riso.

Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata

a incarcerare per sempre codeste membra gentili.

Così tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,

agonia senza fine, terribile testimonianza

di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.

Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,

della fanciulla d' 0landa murata fra quattro mura

che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:

la sua cenere muta è stata dispersa dal vento,

la sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.

Nulla rimane della scolara di Hiroshima,

ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,

vittima sacrificata sull' altare della paura.

Potenti della terra padroni di nuovi veleni,

tristi custodi segreti del tuono definitivo,

ci bastano d' assai  le afflizioni donate dal cielo.

Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.

20 novembre 1978

            (da Primo Levi, Ad ora incerta, Garzanti, Milano)