Ultima modifica: 20 Settembre 2017

Il nevaiolo

Si tratta di un’intervista realizzata da alcuni alunni che, insieme ad un insegnante, si sono recati a casa del signor Carbonaro, un uomo molto anziano che, nella sua vita, ha esercitato diversi mestieri, ma soprattutto quello del nevaiolo. Dalle sue parole traspare il modo di pensare e di vivere del contadino siciliano, che, con dignità e rassegnazione, ha affrontato fatica e povertà. Il testo dell’intervista, trattandosi di una persona poco istruita, è stata tradotto dal siciliano.

Alunno: – Come si chiama ?-

Intervistato: – Carbonaro Antonino-

A: – Quanti anni ha?-

I. : – 88 anni.-

A: – Quando ha finito di lavorare ?-

I. : – A 65 anni. –

A: – A quanti anni ha incominciato a lavorare ?

I. : – A 11 anni cominciai a lavorare nella tacca della neve, a coprire la neve. La tacca della neve era a Nicolosi (Tacca di S. Antonino) e nella zona di Pedara . –

A: – La tacca della neve veniva vurricata ( coperta)? –

I: – Sì, di sopra ci buttavamo la terra. La neve si cominciava a tagliare in estate. –

A : – A che ora partiva per andare a lavorare ?-

I. : – Non vi era un orario ben definito: a volte partivo verso le due del mattino, altre verso le tre.-

A: – A che ora arrivava lì sopra, in montagna ?-

I. : – Verso le otto perché dovevamo prendere le felci e altre foglie per avvolgere la neve –

A: – E poi la dovevate mettere dentro i sacchi ? –

I. : – Si, la mettevamo dentro i sacchi , infatti la prendevamo e la avvolgevamo con le felci (filici).

A: – Perché non si sciogliesse ?-

I. : – Sì. –

A: – Quando salivavate lì sopra in montagna le balle di neve erano già preparate ? -.

I: – No, le facevamo noi. –

A: – Voi stessi le facevate ? Dove andavate, dentro la tacca? –

I. : – Sì, dentro la tacca con il fugnone. –

A: – Il fugnone era quello strumento che serviva per tagliare? –

I. : – Sì. Poi la pulivamo, la mettevamo nel sacco e nello stesso sacco mettevamo una pampina (foglia), perché non si sciogliesse (la neve). Infine la portavamo a Nicolosi. –

A: – Ma, di solito, una balla di neve quanto pesava ?-

I. : – Circa 90 o 100 kg. –

A: – Quando la neve arrivava a Nicolosi costava di meno, perché pesava anche di meno ?-

I. : – Sì. –

A: – Dove era il deposito della neve? –

I: – In via Monte Grappa o in via Gibuti. –

A: – Che cosa mangiava quando era al lavoro ?-

I: – Mangiavo pane, cipolle, formaggio, olive. –

A: – Quante ore faceva di lavoro ?-

I: – Non c’era un orario definito, circa tredici o quattordici ore. –

A: – Quante persone c’erano che facevano questo lavoro ? –

I: – Di solito dieci persone. –

A: – Questi arrivavano a Nicolosi…-

I : – …Scaricavano i carretti, le stringevano (le balle di neve) e le portavano a Catania. –

A: – A che ora partivano da Nicolosi ? –

I: – Alle due, due e mezza, o alle tre per arrivare a Catania e scaricare.-

A: – Ma dove le scaricavano? Nei bar? –

I: – Una parte vicino alla chiesa di S. Agata. –

Professore: – Ah! C’era un posto vicino alla chiesa di S. Agata, ma venivano anche portate in altri posti e anche nei bar ? –

I: – Sì, le portavano anche al Borgo e le vendevano. –

A: – Oltre alla neve lei caricava anche mazzi ?-

I: – Sì, la ginestra. –

A: – Ma dove l’andava a caricare? –

I.: – A Serra Pizzuta, o nel Montastro, o Sautu Cani, perché ce n’era molta. -.

A.: – Nel carretto quanti mazzi ci metteva ? –

I.: – A seconda quant’era grande il mazzo. –

Prof.: – Mille mazzi vero ?-

I.: – Sì. –

A.: – Un mazzo quanto pesava? –

I.: – Circa 2 kg. –

A: – Vi erano messi 28 mazzi che formavano un… –

Moglie dell’intervistato : – …fascio, un mazzo era formato da sei fili di ginestra. –

A: – I muli sostituivano a volte i carretti? –

I.: – Sì, infatti con i muli scendevano i fasci a Nicolosi e poi altri li portavano a Catania. –

A: – Quanto prendeva di soldi ? –

I: – Circa 15 lire con il mulo. –

A: – Con il carretto invece ? –

I.: – Di più, circa 15 o 30 lire a giornata. –

Prof.: – Ma lei ha fatto anche il vendemmiatore ? –

I.: – Sì. –

A: – Quando vendemmiavate, quanti eravate ? –

I.: – C’erano dieci uomini, il massaro e i carrettieri. –

A: – Per ogni carretto quanti muli c’erano? –

I.: – La maggior parte delle volte un mulo. –

A.: – Lei quanti muli aveva ?-

I.: – Due muli.-

A: – Lei aveva un carretto o due carretti?-

I.: – Un carretto. –

A: – E quindi i due muli si alternavano? –

I. : – Uno trascinava il carretto e l’altro lo utilizzavo per i mazzi. –

A: – Quando cominciarono ad essere usati i camion e le motoapi , i carretti cominciarono a scomparire?-

I.: – Sì. –

A: – Sacrifici nella vita ne ha fatti tanti! –

I.: – Sì, molti. –

A: – Dopo una settimana lavorativa la domenica cosa facevate ? –

I.: – Niente, si lavorava come tutti i giorni. –

A: – Come le passava le feste ? –

I.: – Senza lavorare.-